Formazione e lavoro: l’importanza del master nell’era dell’innovazione e del cambiamento
Esami conclusi, tesi ultimata e laurea conseguita. Cosa fare adesso? Oltre a ritagliarsi una pausa benefica per ritemprarsi, occorre già pensare alla tappa successiva. In questa fase si procede un po’ a tentoni: si oscilla tra il desiderio impellente di “bussare alle aziende” e la sensazione, quasi sempre spiacevole, di non sentirsi ancora pronti per il contesto lavorativo. Sensazione rimarcata dalla constatazione che il proprio CV è ancora troppo scarno per risultare in linea con le “job description” e poco appetibile per i recruiter.
Se fino a poco tempo fa bastava una laurea per ottenere rapidamente colloqui e offerte di lavoro, oggi bisogna impegnarsi di più per rimanere in prima linea rispetto a tanti altri agguerriti candidati che competono per i pochi lavori disponibili. Non è un caso che l’Italia pulluli di laureati che non trovano lavoro e sono sempre di più gli ex studenti che non sanno cosa fare dopo la laurea.
Perché la laurea non basta?
Per essere competitivi e avere delle concrete opportunità lavorative occorre specializzarsi. La sola laurea, purtroppo, non è sufficiente in quanto le conoscenze acquisite hanno un’impronta squisitamente teorica e i progetti formativi universitari, sebbene consentano di attivare stage per completare l’acquisizione dei crediti previsti dal piano di studio, sono ancora poco ricettivi al mondo del lavoro. Non c’è sinergia.
Per di più nascono e si evolvono costantemente settori che richiedono competenze e abilità sempre nuove e che, dunque, necessitano di risorse umane in grado non solo di adattarsi e plasmarsi ai cambiamenti ma soprattutto di produrre e sviluppare innovazione continua.
La stessa Silicon Valley, rinomata culla delle start up, non molto tempo fa, in un articolo pubblicato su TechCrunch, un blog statunitense che si occupa di tecnologia e informatica, ha decretato la “morte” dell’università a favore di percorsi più professionalizzanti e più brevi. Una riflessione formulata sulla base di un’alta percentuale di studenti incapaci di “produrre”.
Il titolo di studio è importante
Attenzione, questo non significa che iscriversi all’Università, scegliendo la facoltà più incline ai propri interessi e alle proprie ambizioni, sia uno spreco di energie, tempo e denaro. Il titolo di studio è e resta una garanzia di competenza. Attraverso lo studio si acquisisce una forma mentis fondamentale per realizzare il proprio progetto professionale. La sola esperienza, a sua volta, non è sufficiente se mancano le basi di un pensiero critico.
Formarsi per non fermarsi: l’importanza del master
Dopo l’università, la regola del successo è: formarsi per non fermarsi! Questo consiglio vale anche per i lavoratori che vorrebbero crescere, avanzare di livello o – perché no? – volgere lo sguardo al cambiamento.
I master consentono di arricchire il proprio bagaglio di conoscenze integrandolo con metodi e strumenti concreti per entrare con più sicurezza nel mercato del lavoro e costruire il proprio percorso di carriera: in altre parole consentono di “sporcarsi le mani”. Rappresentano vere e proprie palestre formative, lontane dall’impronta accademica. Qui le risorse sono chiamate a lavorare in prima persona e a mettersi all’opera sui casi concreti con le aziende che invitano a testare le proprie capacità di problem solving, team working, public speaking e di tante altre soft skill necessarie per svolgere con efficacia il proprio lavoro intellettuale in un contesto aziendale integrato. Non solo studenti ma gli stessi professionisti, oggi, accolgono con entusiasmo l’esperienza di ritornare “sui banchi” per rimanere al passo se non per anticipare le sfide del futuro.
I master, infatti, permettono di acquisire conoscenze e capacità in linea anche con le nuove professionalità emergenti. Al fine di garantire il contatto continuo e diretto con il mondo del lavoro, le lezioni sono svolte da formatori, liberi professionisti e consulenti aziendali provenienti da contesti lavorativi e di ricerca significativi. Attraverso il racconto delle loro esperienze, aiutano i partecipanti a comprendere quali siano il ruolo e le azioni quotidiane di chi opera concretamente nelle realtà aziendali.
Le business school non sono agenzie per il lavoro
Se è vero che laureati possono ambire alle stesse posizioni manageriali, i diplomati master possiedono un metodo e una consapevolezza maggiore per raggiungere più rapidamente traguardi professionali ambiziosi.
Questo non significa che il master regala un lavoro assicurato. Le business school e, in generale, gli enti formativi, non sono agenzie per il lavoro! Sebbene, sia previsto il servizio del placement e siano attivabili stage a fine master, l’ambìto contratto di lavoro è soggetto a una serie di variabili politiche e aziendali.
Il master ha valore se si procede a una scelta saggia e oculata: occorre fermarsi e chiedersi cosa spinga a intraprendere questo percorso.
Se si è realmente motivati a realizzare una carriera nel settore di specializzazione proposto dal percorso formativo scelto, il master può rivelarsi una scelta strategica e vincente.
Se si sceglie il master solo per rimediare un lavoro “certo”, o per il nome prestigioso dell’ente o, peggiore delle ipotesi, perché non si sa cosa fare al momento, si avrà fallito ancor prima di cominciare.