Il futuro delle Lauree: tradizione VS Innovazione. L’Innovation Manager nella Digital Trasformation: chi è, cosa fa, come diventarlo.
Il giovedì con Master and Skills
L’era moderna, con le sue avanguardie tecnologiche e le nuove modalità di comunicazione, ha alterato profondamente ogni aspetto delle nostre vite, dalla sfera privata a quella professionale, aprendo la strada ad infinite ed inedite possibilità tracciate su una netta linea di confine tra tradizione ed innovazione. I processi di digitalizzazione nel mondo del lavoro hanno infatti evidenziato per le aziende la necessità di assumere nuove figure professionali in grado di comprendere e tradurre in risultati concreti questi mutamenti, concedendo cosi largo spazio e risalto a figure emergenti come quella dell’Innovation Manager, una risorsa fondamentale sempre più ricercata dai business che vogliono inserirsi nel futuro dell’industria digitale grazie a capacità strategiche, carisma e doti di leadership. Secondo stime recenti, il ruolo di Innovation Manager è stato già introdotto con successo nel 27% delle aziende con più di 50 dipendenti, assumendo non solo ruoli di leadership individuali, ma lavorando a stretto contatto con intere divisioni dedicate alla scoperta dei nuovi modelli di business capaci di trasformare completamente il volto di un azienda ed alterarne il cammino.
Ma chi è davvero l’Innovation Manager?
Come accennato, l’Innovation Manager si occupa dell’aggiornamento tecnologico atto alla progettazione di nuove strategie di business inserite nel contesto dell’industria 4.0 e della digitalizzazione, processo che ha investito anche gli aspetti più tradizionali delle dinamiche aziendali. In qualità di innovatore, il suo compito è quello di prevedere e disegnare la direzione futura dell’azienda, dalla selezione dei partner alla valutazione delle opportunità, abbinando pianificazione economica ad analisi sui trend legati all’innovazione. Per fare ciò, l’Innovation manager deve saper cogliere i dettagli fondamentali che influenzeranno il contesto lavorativo in cui opera immaginando l’impatto che essi avranno nel futuro aziendale, motivando le proprie decisioni e convincendo l’organico aziendale a seguirlo sulle nuove rotte. Non a caso, il change management non si basa solo su principi di curiosità, creatività ed apertura mentale: la sfida più grande per l’Innovation Manager è quella dell’evangelizzazione, ovvero lo sradicamento degli automatismi aziendali e di tutti gli atteggiamenti figli di un passato scomparso che rischiano di limitarne lo sviluppo. Combattere i limiti di una cultura lavorativa legata alla tradizione, quel famoso “è sempre stato fatto cosi”, è il primo e costante ostacolo dell’Innovation Manager, il quale deve necessariamente essere in possesso di spiccate doti di leadership capaci di inspirare e coinvolgere i suoi colleghi. Il problema e allo stesso tempo la fortuna di questa professione, è la reale applicazione dei principi su citati alla realtà delle 3,8 milioni di micro, piccole e medie imprese di cui è composta l’economia italiana, fortemente legata al suo passato e ai suoi modelli di business.
Come diventare Innovation Manager?
Innovation Manager si nasce o si diventa? Certamente occorrono predisposizione, curiosità e coraggio, ma la chiave del successo risiede come sempre nella conoscenza. I background di riferimento da cui provengono gli Innovation Manager sono svariati, come è normale che sia per una figura in possesso di skills trasversali.
Per finalità e vicinanza ai temi di competenza, la formazione digitale e la direzione ICT sono i luoghi di provenienza prediletti da coloro che aspirano ad assumere un ruolo nel change management, disciplina che esige lo sviluppo e la maturazione di competenze chiave per il coordinamento ed execution, ma anche una profonda comprensione dei sistemi informatici, fondamentali ad assumere la guida dell’innovazione aziendale. Tuttavia, la strada per diventare Innovation Manager non è vincolata a percorsi di studio digitali : ricerca e sviluppo, marketing e consulenza sono anch’esse ottime sedi di allenamento per acquisire una visione generale delle principali tendenze lavorative nonché le adeguate modalità di comunicazione, interne ed esterne alla sede di lavoro. C’è da dire che se da un lato questa varietà di provenienza rappresenta un vantaggio per gli aspiranti Innovation Manager, i quali non sono tenuti a soddisfare criteri di selezione specifici, è anche vero che per le aziende risulta difficile fare una scelta in sede d’assunzione, non conoscendo i reali bisogni del proprio business e come intervenire per condurlo verso l’innovazione. Paradossalmente, la figura capace di dare questa risposta è proprio l’innovation manager, l’unico in possesso di una visione chiara di quello che sarà il futuro del lavoro.
Per andare sul concreto e sul reale aiuto ai giovani, scopo di nostri articoli, intervistiamo MARCO RAPETTI, DIRETTORE ITALIA DI MONGODB, IL PIU’ POPOLARE PLAYER MONDIALE NEL SUPPORTO TECNOLOGICO DI IMPRESA
Dott. Rapetti, lei è direttore Italia di MongoDB, definito il più popolare Database NOSQL, ci può spiegare cosa sta succedendo in Italia in ambito Big Data e perchè la crescita esponenziale di fatturato in intelligenza artificiale, sistemi evoluti di trasformazione di grande mole di dati sta letteralmente facendo impennare la curva di domanda di giovani big data analyst?
In Italia stanno avvenendo quei cambiamenti che in altri paesi come Stati Uniti e UK sono già avvenuti da 2-3 anni. La quantità di dati prodotta oggi è esponenziale e questo trend non si arresterà, basti pensare che il 90% della totalità dei dati oggi esistenti sono stati prodotti negli ultimi 24 mesi e l’80% di questi dati sono dati non strutturati. Quindi anche la complessità dovuta alla varietà dei dati sta aumentando. Presa coscienza di questo fatto le aziende oggi devono pensare a come utilizzare questi dati per restare competitive sul mercato, per analizzare e possibilmente anticipare le scelte dei propri clienti, per capire le loro abitudini, personalizzare un’offerta e per avere un continuo dialogo con i clienti stessi I dati quindi rappresentano la più grande opportunità ma allo stesso tempo pongono anche una barriera all’innovazione essendo molto spesso mantenuti in sistemi legacy che pongono dei vincoli strutturali molto rigidi e non permettono alle aziende di essere abbastanza agili nel rilasciare servizi innovativi richiesti dal mercato a costi accettabili.
Sono recenti i dati che provengono dalle multinazionali di head hunting, che ammettono che le skill tecniche e soft richieste per rispondere ai nuovi mercati tecnologici in ambito di digital transformation management non sono ancora ben definitive e reperibili. Quindi tanta domanda che non intercetta la giusta offerta. E’ una grande opportunità per i giovani e per una carriera veloce e brillante ma occorre formarsi in modo adeguato.
Siete approdati in Italia da poco e state crescendo esponenzialmente. Quali sono i tratti distintivi di MongoDB e qual è l’identikit dei vostri giovani dipendenti e consulenti?
Abbiamo aperto il primo ufficio di MongoDB a Milano nel 2016 e ora stiamo aprendo la filiale di Roma. Da allora il principale obiettivo è stato quello di assumere le prime persone che avrebbero creato il futuro di MongoDB in Italia. Per questo motivo ci siamo focalizzati su persone che avessero grandi ambizioni di carriera e quindi una forte motivazione personale nel portare una nuova tecnologia sul mercato. Questo è fondamentale per fare ‘disruption’ in un mercato che è rimasto stagnante per decenni. Un secondo tratto distintivo è la capacità di adattamento e apprendimento, il termine che usiamo è ‘coach-ability’ e quindi prediligiamo questa caratteristica al numero di anni di esperienza. Viviamo in un’azienda in continua evoluzione, così come lo è il mercato in cui operiamo e quindi è importante avere delle persone che sappiano adattarsi velocemente al cambiamento. In generale abbiamo selezionato profili che non avessero ancora raggiunto l’apice della carriera e che quindi potessero farlo con MongoDB attraverso i continui investimenti che facciamo sulle nostre persone.
Ci può definire chi è un innovation manager e come aiuta le imprese e le aziende pubbliche nella digital transformation? Come MongoDB vi definite dei vendor o siete qualcosa di altro?
Definirei Innovation Manager quella persona in grado di anticipare le necessità del mercato attraverso l’introduzione di nuove tecnologie e processi che contribuiscano alla crescita della propria azienda. Questo include la capacità di analizzare i trend di mercato e anticipare scelte anche osservando quello che accade oltre oceano dove tipicamente l’innovazione digitale arriva prima. Definirei MongoDB come un partner tecnologico in questo processo di innovazione. Capita sempre più spesso che le aziende ci chiedano di essere aiutate nel definire la metodologia di introduzione di una nuova tecnologia ed un affiancamento al percorso di rinnovamento della loro infrastruttura che nasce proprio da esigenze applicative e nuovi requisiti di business.
Si parla in ambito HR del volto umano dei dati, cosa si intende?
Anche l’HR come qualsiasi altra area dell’azienda oggi può utilizzare ed analizzare i dati per attività quali retention e sviluppo di talenti. Ancora una volta i dati sono al centro di importanti decisioni per migliorare l’ingaggio con i propri dipendenti, migliorare l’esperienza al fine di limitare la perdita di risorse o sviluppare algoritmi analitici per aiutare la selezione dei personale. Nelle società di head hunting e nei reparti di HR delle multinazionali il lavoro dell’HR è coadiuvato da piattaforme tecnologiche in grado di misurare perfettamente i comportamenti manageriali secondo KPI definiti, direi una bella scoperta per ruoli ancora troppo legati a valutazioni soggettive. In termini di business, un risparmio di risorse e di tempo e una massimizzazione dell’efficacia degli assessment.
I nostri giovani laureati leggono oramai parole come design thinking, innovation management, ma quali sono le caratteristiche soft e hard per diventare designer e innovatori nell’era digitale?
Sicuramente questi termini si riferiscono alle realtà più innovative in ambito aziendale e possono coinvolgere sia il design di prodotti nuovi ma anche processi aziendali. Tipicamente le caratteristiche richieste sono una grande creatività, uno spirito collaborativo per lavorare in team, una spiccata attitudine al cambiamento. Per quanto riguarda lo sviluppo di nuove soluzioni spesso l’Innovation Manager si trova di fronte all’obiettivo di ridurre i tempi di sviluppo di nuovi prodotti al fine di essere più competitivi sul mercato senza sacrificare la qualità del prodotto. I team più efficaci sono composti da ingegneri, informatici, matematici, fisici, statistici nella parte tecnologica pura, mentre la figura più creativa e manageriale è costituita dall’economista in grado di “guidare” il team verso il modello di business più giusto per le esigenze del mercato. E’ lui ad essere deputato a diventare l’innovation manager. Ed è di queste figure così complete e trasversali che abbiamo bisogno.
Ci racconta brevemente la sua carriera.
Ho iniziato a lavorare in Irlanda ancor prima di terminare la laurea all’Università’ di Genova in Lingue Straniere. Ho iniziato in EMC dove ho partecipato ad un nuovo progetto di Inside Sales, quindi una start up di una nuova business unit all’interno in una grande azienda. Mi è stato poi offerto un ruolo in Italia dove ho lavorato dal 2006 al 2009. Mi sono quindi trasferito a Londra per iniziare una carriera manageriale in Websense in ambito sicurezza dove ho gestito un team di vendita e business development spostandomi tra UK e US. Nel 2012 sono approdato a Tableau per iniziare una start up EMEA di un’azienda in fortissima crescita. Ho partecipato alla quotazione in borsa nel 2013 e una forte crescita anno dopo anno grazie all’adozione degli analytics. Nel 2016 mi sono unito a MongoDB per aprire la filiale di Milano e Madrid e accelerare la crescita di adozione di questa tecnologia in Sud Europa. Nel 2017 ci siamo quotati in borsa al Nasdaq. Come potete notare la mia provenienza accademica è umanistica ma tutta la mia carriera si è sviluppata sulla tecnologia.
Siete partner di un master prestigioso in big data analytics nell’Università di Roma Sapienza, quale sarà il vostro contributo?
Siamo felici di contribuire al progetto di Masterandskills, ci è piaciuto l’approccio di una business school in un dipartimento molto innovativo che permette alle aziende di entrare in aula portando il know-how più attuale del mercato, integrando player diversi ma sempre di altissimo livello. Si offre, così, l’opportunità alle aziende di “osservare” nuovi talenti e ai giovani di professionalizzarsi con la garanzia di un Ateneo prestigioso come la Sapienza. Abbiamo scelto di partecipare attivamente a questo master perché le aziende coinvolte oltre a MongoDB sono top sul mercato e con loro collaboriamo quotidianamente. Una vera accademy operativa. Noi ci occuperemo dei moduli inerenti tecnologie NoSQL e altri interventi che possano essere ritenuti utili allo svolgimento del corso, anche in collaborazione con le più importanti aziende Italiane con le quali lavoriamo giornalmente.
Cosa consiglia ad un giovane che vuole lavorare in ambito AI e Big Data?
Innanzitutto mi congratulerei della scelta visto che il mondo sta andando in quella direzione. Il consiglio che mi sento di dare è quello di scegliere accuratamente la tecnologia su cui si vuole investire o l’azienda per cui si andrà a lavorare attraverso un’analisi del percorso che si vuole compiere negli anni a venire. Ma per giungere a questa chiarezza di idee bisogna formarsi attraverso master che metta insieme i pezzi del puzzle e le aziende che lo interessano. Evitare corsi generalisti, o corsi puramente teorici. Inoltre, ma questo consiglio vale per tutte le scelte, consiglierei di analizzare bene l’azienda su cui aspirare a lavorare, valutando le sue potenzialità di crescita, l’investimento sull’innovazione e sulle persone. Questi a mio giudizio sono alcuni dei fattori che possono permettere ad un giovane di accelerare notevolmente il proprio percorso di crescita.
Grazie Dott. Rapetti e ci auguriamo di dare il nostro contributo per le vostre nuove assunzioni nella sede di Milano e Roma.