Matematica (máthema in greco) si può tradurre come “apprendimento”
Il passaggio al Machine Learning nel Big Data non è forse il miglior corollario?
Chi ha sempre passato il compito di matematica ai compagni in classe, scoprendo che la soluzione degli esercizi più astrusi gli procurava un certo piacere avrà spesso pensato di intraprendere la strada della laurea in matematica: algebra, analisi matematica, statistica, all’analisi funzionale, meccanica razionale, metodi di approssimazione numerica.
Ma quante possibilità ha un dottore in Matematica di trovare lavoro in Italia?
Il Rapporto AlmaLaurea datato 2015 ha interpellato quasi 1.300 laureati di primo livello scoprendo che, ad un anno dalla laurea, l’84,7% di loro era iscritto ad un corso magistrale. Che, nel 37,8% dei casi, stava frequentando per ampliare il ventaglio delle opportunità professionali. Ancora: il 23,1% del campione lavorava, il 65,2% non lavorava ma stava cercando mentre l’11,7% non lavorava e non cercava. Tra coloro che lavoravano, il 52,7% proseguiva il lavoro che svolgeva prima di iscriversi all’università, il 36,7% aveva iniziato a lavorare dopo la laurea triennale e il 10,3% faceva un lavoro diverso rispetto agli studi intrapresi. Svolgendo un’occupazione che, solo nel 15,3% dei casi, risultava stabile e che faceva guadagnare mediamente 654 euro netti al mese. Diverso il discorso per i laureati magistrali: ad un anno dalla laurea, infatti, il 56,3% di loro risultava occupato, il 29,1% non lavorava e non cercava e il 14,6% non lavorava ma cercava. Tra coloro che lavoravano, il 19,1% aveva firmato un contratto a tempo indeterminato, mentre il 32,8% risultava impiegato part-time. I guadagni? La media mensile, secondo AlmaLaurea, superava i 1.050 euro netti. E a 5 anni dalla discussione della tesi, le cose per i dottori magistrali in Matematica si erano messe ancora meglio: il 72,7% di loro lavorava (nel 54,8% dei casi, in maniera stabile), portando a casa uno stipendio che sfiorava mediamente i 1.500 euro netti al mese. Di più: il 57,2% del campione interpellato dichiarava di considerare la laurea conseguita efficace ed utile per il lavoro che svolgeva.
Un tempo si diceva che un laureato in matematica aveva solo una strada spianata e facilmente percorribile: l’insegnamento.
Falso. Nel 2018, falso e scorretto!!!
I “dottori dei numeri” possono lavorare in banca, nella sanità, nel tursimo, nelle assicurazioni, negli istituti che realizzano sondaggi, negli enti di ricerca, nelle società di consulenza, nella pubblica amministrazione, nelle borse e nei mercati e ovviamente nelle industrie.
Ma per farlo al meglio, nell’era del calcolo parallelo e distribuito, del cloud computing e dell’Internet of Things, non basta essere “dottori dei numeri”: il mercato chiede a gran voce “dottori dei GRANDI numeri”.
Un laureato in matematica dovrebbe prendere seriamente in considerazione l’idea di mettersi in tasca un Executive Master in Big Data Analytics Professionals, per trasformare l’enorme potenziale acquisito durante il percorso accademico in hard e soft skill immediatamente spendibili in azienda.”