SOFT SKILLS VS HARD SKILLS: dagli anni 80 ad oggi i cambiamenti dei job profile verso un mondo che richiede trasversalità. Come potenziarsi?
Il giovedì con Master and Skills
Negli ultimi decenni, la globalizzazione, la crisi economica e l’inarrestabile progresso tecnologico hanno inciso notevolmente sull’evoluzione del mercato del lavoro. Se da un lato la delocalizzazione ha portato alla perdita di migliaia di posti di lavoro, dall’altro, lo sviluppo delle tecnologie digitali ha trasformato le figure tradizionali e introdotto nuovi profili professionali.
Dal “digital divide” al “digital Job”
Nei primi anni ’80, l’introduzione del personal computer cominciò a generare il “digital divide”: coloro che sapevano utilizzare un computer, anche a livello base, avevano maggiori probabilità di accedere a tanti nuovi mestieri. Oggi, a distanza di trent’anni, non solo è altamente improbabile che ci sia qualcuno incapace di utilizzarlo, ma si richiede una padronanza che permetta di estrarre informazioni importanti da una intensa quantità di dati, saper connettere o disconnettere oggetti in rete e così via. La potenza di elaborazione e la disponibilità di internet, ovunque e in qualsiasi momento, hanno mutato in maniera incisiva il cosiddetto “ecosistema”: l’ambiente dove individui, imprese e istituzioni si trovano a operare. Lo sforzo oggi richiesto è molto più ambizioso e consistente di quello compiuto trent’anni fa con l’introduzione dell’informatica di massa.
Realtà inimmaginabile negli 80, non esiste oggigiorno un lavoro che non richieda l’impiego del wi-fi, computer, smartphone e tablet. Si assiste sempre più all’incremento della richiesta di figure professionali definite “digital jobs”, vale a dire quelle professioni che rientrano nel campo ITC (Information and Communications Technology) dotate di competenze specifiche e che ormai rappresentano una percentuale in crescita rispetto ai lavori tradizionali. Sono nate nuove figure come il social media manager, il digital copywriter, il digital advertiser, il community manager, il data scientist, il chief technology offer e tante altre.
Il cambiamento ha riguardato anche le forme e le tipologie contrattuali. Il posto fisso che, un tempo, accompagnava fino al pensionamento, garantendo un reddito continuo e sicuro, è stato soppiantato dai contratti temporanei. Le aziende richiedono personale flessibile, capace di adattarsi alle esigenze produttive.
Siamo immersi, a tutti gli effetti, in una grande “trasformazione digitale”, diversa dalle precedenti per la velocità e il breve lasso di tempo su cui si sta agendo; per il numero crescente di persone coinvolte (tranne qualche rara eccezione in ambienti fortemente protetti), per l’assenza dei confini geografici che consente di essere più competitivi; per le minacce e opportunità che essa comporta: pensiamo all’intelligenza artificiale o alla robotica autonoma.
Questa trasformazione richiede una massiccia ridefinizione delle competenze, senza precedenti nella storia dell’umanità.
Soft skill vs Hard skill
Il mondo del lavoro diventa, così, sempre più competitivo e per accedere e mantenere una posizione lavorativa sono necessarie maggiori competenze e conoscenze.
Secondo un’indagine condotta dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico), nell’immediato futuro, non sarà più sufficiente avvalersi di competenze tecniche e professionali specifiche perché rivestirà un’importanza maggiore la capacità di autogestirsi, di risolvere problemi, di imparare e di comunicare.
Se fino a qualche decennio fa, per svolgere un’attività lavorativa, bastava possedere competenze di natura “tecnica” (in inglese hard skill), strettamente connesse al bagaglio formativo e alle esperienze lavorative pregresse, oggi le aziende ricercano profili professionali sempre più specializzati. La ricerca si basa sulla sintesi di due tipologie di competenze: tecniche e trasversali.
Le competenze tecniche, o hard skill, sono quelle che prendono forma dal percorso di studi e dalle esperienze lavorative effettuate e che consentono di svolgere una mansione specifica in una determinata professione (ad esempio, redigere un articolo, utilizzare un macchinario, applicare una norma giuridica). Tali competenze, misurabili e quantificabili, rappresentano il core business aziendale.
Le competenze trasversali, dette anche soft skill, rappresentano l’insieme di conoscenze, abilità, qualità personali, come la capacità di essere empatici, di comunicare, di ascoltare o di guidare un team. Le soft skill, per la loro intangibilità, non sono misurabili ma hanno un elevato impatto sui risultati produttivi dell’azienda. Le neuroscienze stanno fornendo strumenti per rendere misurabili anche tali abilitità mentre la tecnologia sta supportando gli HR per trovare soluzioni di oggettività delle valutazoni.
Nonostante le competenze tecniche rivestano un ruolo principale nel processo di selezione per sancire l’ingresso in azienda, sono poi le competenze trasversali a fare la differenza nel mantenimento della posizione lavorativa o nell’avanzamento di carriera. Sempre più richieste, consentono alle aziende di competere e di navigare verso un futuro di crescita e progresso.
Come potenziarsi?
In questo scenario mutevole, competitivo e flessibile occorre stilare una strategia per potenziarsi e incrementare la propria occupabilità, cercando di vivere il cambiamento non come un fattore di rischio ma come opportunità. La flessibilità, ovvero la capacità di cambiare lavoro, richiesta dal mercato attuale, deve coincidere con un cambio di mentalità dei lavoratori.
Occorre, dunque, imparare ad adattarsi rielaborando il concetto di lavoro come una realtà in continua evoluzione, come un iter di apprendimento continuo. Sarà utile partecipare a webinar, workshop, master oltre a seguire videotutorial, blog, corsi online tenuti da professionisti a costi sempre più accessibili. Nell’era del web, la formazione, preziosa per rendersi spendibili, è a portata di tutti e, con un semplice clik, è possibile accedere a uno specifico argomento in qualsiasi momento della giornata.
Per chi è in cerca di nuove opportunità lavorative o di un percorso di studi, è fondamentale intercettare e approfondire le esigenze del mercato e adattarsi alle sue richieste. Sarà utile adeguare i percorsi di studio e di formazione, integrare l’apprendimento scolastico e accademico con l’esperienza lavorativa, coniugare conoscenza e lavoro con percorsi formativi in linea con il lavoro che cambia e con le nuove figure professionali.
In termini pratici?
Trattare se stessi come un prodotto intangibile da mettere sul mercato e farne una swot analysis:
- tradotto: punti di forza, punti di debolezza, opportunità e minacce
- scrivere un proprio diario di bordo con punti di forza, punti di debolezza che riguardano i tratti caratteristici della nostra personalità
- analizzare opportunità del nostro mercato del lavoro rispetto alle nostre conoscenze tecniche e le minacce che vengono ad esempio dalle nuove competenze tecniche che si stanno sviluppando e che “offuscano” e rendono “poco spendibile” il percorso di studi.
Fare una matrice e vedere come si muovono i punti della matrice grazie alle aree di miglioramento sulle quali lavoriamo.
Trovare un coach o un assessor che ci aiuti nel percorso di autoconsapevolezza
Ampliare la propria rete sociale costituisce un’ulteriore passo strategico per fare nuovi incontri, per instaurare nuove relazioni, per far muovere la mappa dell’analisi swot verso un aumento dei punti di forza, una diminuzione delle debolezze, un forte incremento delle opportunità.
Un diario di bordo della consapevolezza del sé “lavorativo” vi porterà a vedere con chiarezza se vi siete potenziati oppure ancora c’è da lavorare e come i buoni allenamenti la ricetta è quella di non abbandonare la palestra quando ci si sente pronti, perché è lì che arriva la sorpresa: un’altra minaccia che viene da una nuova figura professionale emergente!
Cosa fare? Non è come stare in guerra sempre con l’elmetto, ma sentirci sempre all’erta aumenta la produzione delle endorfine e la buona energia, che porta ad essere empaticamente creativi, risolutivi, positivi, sempre attivi. Ed è questo che vogliono le aziende ed è su questi temi che le aziende investono e non vi lasceranno scappare, sempre che voi lo vogliate!